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dai GIORNALI di OGGI

Stanziati i primi 200 milioni per finanziare edilizia pubblica, cooperative e fondi immobiliari

Piano casa, Berlusconi ha firmato

Matteoli: centomila nuovi alloggi in cinque anni e nuovi posti di lavoro nelle imprese edilizie

Il governo ha dato il via libera al piano casa (Eidon)

ROMA - "Con la firma del decreto da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si conclude l'iter procedurale per il concreto avvio del piano casa, che si prefigge l'obiettivo di realizzare centomila alloggi in 5 anni".

2009-07-22

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2009-07-22

Le scelte delle Regioni: la pagella di Legambiente

Legambiente ha analizzato i diversi testi di Legge approvati, in corso di approvazione o semplicemente oggetto di dibattito nelle Regioni italiane sul cosiddetto Piano Casa. Non sempre è stato reso pubblico un testo ufficiale, in molti casi si tratta di bozze licenziate dalle commissioni o dalle giunte e suscettibili di modifiche nella fase di voto in Consiglio regionale. Per cui la tabella potrebbe avere delle modifiche nelle Regioni in cui la discussione è ancora aperta su alcuni aspetti dei provvedimenti.

Classifica delle Regioni

Bonus volumetrico massimo per ampliamenti 

Bonus volumetrico max per demoliz.  e ricostruzioni

Vincolo di efficienza energetica

Aree escluse dagli interventi

Deroga ai Prg e poteri limitativi dei Comuni

PROMOSSE

1

Toscana

20%

35%

Obbligo di miglioramento dell’efficienza del 20% (ampliamenti) e del 50% (ricostruzioni)

Centri storici / parchi / aree vincolate

Prevale il Prg

2

 Bolzano

10%

Nessuno

Obbligo dello standard CasaClimaC

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

3

Puglia

20%

35%

Obbligo dello standard Dlgs192/05 e LR13/08

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

RIMANDATE CON DEBITO

4

Umbria

20%

25%

Obbligo dello standard LR 17/2008

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

5

Piemonte

20%

35%

Obbligo di miglioramento dell’efficienza del 40% e Itaca Piemonte

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

6

Emilia R.

35%

Fino a 50% per delocalizzazioni

Obbligo del +25% sullo standard LR 156/08

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

7

Marche

30%

Fino a 40% per edifici pubblici

Obbligo dello standard Dlgs192/05 e Itaca Marche

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni 

8

Basilicata

25%

40%

Obbligo di riduzione del fabbisogno energetico del 20%

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

9

Lazio

20% residenziale, 10% artigianale

fino a 60% per delocalizzazioni

Obbligo di rispettare LR 6/08 su bioedilizia

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni 

BOCCIATE

10

Liguria

50%

50%

Obbligo dello standard Dlgs192/05 e LR 22/07

Aree vincolate

 

11

Lombardia

20% privati  40% edilizia pubblica

35%

Obbligo di miglioramento del 10% (ampliamenti)  e del 30% (ricostruzioni). Nessuno per cambi di destinaz. d’uso

Aree vincolate

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

12

Veneto

20%

40%

Generico, opzionale che garantisce extrabonus volumetrico

Centri storici

Deroga, con silenzio-diniego dei Comuni

13

Campania

20%

Fino a 50% per case Iacp

Generico

Centri storici / parchi / aree vincolate

Deroga

14

Molise

20%

50%

Generico

Nessuna

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

15

Friuli V.G.

35%

35%

Generico, opzionale che garantisce incentivi finanziari

Nessuna

Deroga, con silenzio-diniego dei Comuni

16

Valle d’Aosta

45%

35%

Generico

Nessuna

 

17

Sicilia

45%

Fino a 90% per cumulo con vicino

Generico, opzionale che garantisce extrabonus volumetrico

Nessuna

Deroga, con potere limitativo dei Comuni

Il numero di abitazioni che possono essere interessate dalla ricostruzione integrale

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2009-07-22

Stanziati i primi 200 milioni per finanziare edilizia pubblica, cooperative e fondi immobiliari

Piano casa, Berlusconi ha firmato

Matteoli: centomila nuovi alloggi in cinque anni e nuovi posti di lavoro nelle imprese edilizie

Il governo ha dato il via libera al piano casa (Eidon)

Il governo ha dato il via libera al piano casa (Eidon)

ROMA - "Con la firma del decreto da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si conclude l'iter procedurale per il concreto avvio del piano casa, che si prefigge l'obiettivo di realizzare centomila alloggi in 5 anni". A comunicarlo il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. La firma al decreto presidenziale fa seguito al parere favorevole sul Piano espresso dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e dal Cipe.

I BENEFICIARI - Il Piano, prosegue la nota, prevede interventi diversificati a seconda delle categorie interessate, disponibilità di finanziamenti pubblici e privati da utilizzare con procedure snelle, incentivi e agevolazioni fiscali. Gli alloggi saranno destinati sia in proprietà quali prima casa, sia in locazione a canone sostenibile e a canone sociale. Beneficiari del piano casa sono nuclei familiari a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni sociali svantaggiate, studenti fuori sede, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno 10 anni in Italia o da 5 nella stessa Regione.

"RIPERCUSSIONI SULL'ECONOMIA" - "Parte così la realizzazione di un ambizioso piano di alloggi che avrà positive ripercussioni sociali e che amplierà l'offerta di lavoro nel settore delle imprese edilizie su tutto il territorio del Paese - dichiara ancora il ministro Matteoli - Inizialmente si prevede un intervento di 200 milioni di euro che diventeranno 550 milioni con prossimi stanziamenti. Il Piano - sottolinea Matteoli - consiste in un insieme di interventi di edilizia residenziale pubblica, project financing, agevolazioni alle cooperative edilizie e un sistema integrato di fondi immobiliari, cui è devoluto uno stanziamento di 150 milioni di euro, che a regime si stima attrarrà investimenti per 3 miliardi di euro. Il tutto da attivare con la collaborazione anche finanziaria di Regioni ed Enti locali. Tra l'altro - conclude - è prevista la valorizzazione di aree demaniali con la loro riqualificazione urbana".

 

21 luglio 2009(ultima modifica: 22 luglio 2009)

REPUBBLICA

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2009-07-22

 

 

L'UNITA'

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2009-07-22

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-07-22

Pronta al piano casa una villetta su due

di Saverio Fossati e Gianni Trovati

20 luglio 2009

GRAFICO / Il numero di abitazioni che possono essere interessate dagli ampliamenti

GRAFICO / Il numero di abitazioni che possono essere interessate dalla ricostruzione integrale

Le pagelle di Legambiente al piano casa: poche le regioni promosse

Con l'approvazione della legge lombarda della scorsa settimana il piano casa entra davvero nel vivo.

Il via libera del Pirellone, che permette ampliamenti del 20% se grazie ai lavori si riesce a risparmiare il 10% dell'energia necessaria al riscaldamento, porta a quota 4,1 milioni il numero di edifici mono o bi-familiari potenzialmente interessati dalle leggi regionali sugli ampliamenti. In pratica, il 47% del popolo delle villette può adesso decidere se è il caso di allargarsi, sfruttando le nuove normative locali nate dall'intesa con il governo dello scorso marzo. Anche i consigli regionali di Lazio e Campania, poi, sono in dirittura d'arrivo e secondo il calendario previsto dovrebbero varare la propria legge entro luglio: dopo il loro disco verde, le normative locali riguarderanno sei villette su dieci.

Le lungaggini del confronto fra Stato e Regioni (che stanno ancora impantanando il disegno di legge sulla semplificazione, su cui si veda l'articolo a fianco) faranno però perdere a molti l'appuntamento con l'estate, che tradizionalmente è la stagione dei cantieri (secondo il Cresme il 70% delle ristrutturazioni viene avviato in questi mesi). Tutte le leggi regionali offrono ai comuni una finestra di tempo (in genere 60 giorni) per permettere ai comuni di introdurre limiti e definizioni, per cui prima di presentare la domanda è buona norma informarsi sugli orientamenti locali. La legge del Pirellone, invece, entrerà in vigore solo il 16 ottobre, per dare tempo ai comuni di introdurre limiti e definizioni, e per Lazio e Campania il calendario sarà probabilmente più lungo.

Al gruppo di testa, rappresentato anche da Piemonte, Veneto, provincia di Bolzano, Emilia Romagna, Toscana, Umbria si può aggiungere comunque la provincia di Trento, che non aderirà al piano casa (l'accordo con il governo non vincola le regioni e le province autonome) ma offre già nella legislazione "ordinaria" incentivi finanziari alle ristrutturazioni.

I calcoli si riferiscono alle abitazioni occupate con non più di due interni, in sostanza le villette mono e bifamiliari, con superficie sui 120-140 metri quadrati per unità immobiliare. Teoricamente, infatti, gli ampliamenti (ipotizzati nella misura standard del 20 per cento) sarebbero possibili anche in complessi più grandi, dove però in genere solo chi abita all'ultimo piano può davvero pensare di ingrandirsi ed è più difficile trovare l'accordo necessario a far partire i lavori. In condominio, infatti, è vero che chi occupa l'ultimo piano ha diritto alla sopraelevazione (fatte salve le norme urbanistiche), ma è altrettanto vero che gli altri condomini hanno diritto di pretendere la stretta osservanza di due principi tanto chiari quanto scivolosi nell'applicazione pratica: il decoro architettonico dell'edificio e la sua sicurezza statica. Senza contare che dopo i lavori occorre rifare la tabella millesimale, tra spese e litigi.

Quando i proprietari cominciano a essere più di due, e a maggior ragione se non sono parenti, è logico che molti dei piani sottostanti non vedano di buon occhio che il proprietario dell'ultimo piano si arricchisca così facilmente, e una ferma opposizione (magari da ammorbidire con un accordo economico) è più che probabile. Esiste, è vero, la possibilità di ampliare in larghezza, accontentando così tutti quanti, ma è ancora più complicato: bisogna che tutti siano d'accordo (altrimenti si rischia di avere un palazzo da film espressionista) e che ci sia lo spazio edificabile sul terreno adiacente.

Con la stessa logica è stata condotta l'analisi sugli immobili potenzialmente interessati dai premi di cubatura ancora più ampi (e più differenziati da regione a regione) nel caso di demolizione e ricostruzione. In questo caso, i numeri riguardano solo gli edifici considerati "in pessimo stato" ma regolarmente abitati, escludendo i tanti immobili sostanzialmente abbandonati che probabilmente non smuovono gli interessi necessari ad avviare una così costosa opera di riedificazione. Fatta questa tara, le unità immobiliari abitative potenzialmente interessate a ripartire da zero sono quasi 332mila, e poco meno di un terzo di queste si trovano nelle Regioni che hanno già legiferato.

Da questo punto di vista le novità più importanti arriveranno dalla Campania, che conta 34,5 abitazioni occupate "in pessimo stato" ogni mille: una frequenza più che doppia rispetto alla media nazionale. Nel panorama delle villette, invece, mancano ancora all'appuntamento con l'approvazione le regioni italiane dove la maggioranza della popolazione vive in case mono o bi-familiari: si tratta di Molise (60%), Sardegna (58,8%), Sicilia (53,6%), Basilicata (51,9%), Calabria (50,8%) e Abruzzo (50,4%. Tra le regioni che hanno approvato la legge è invece il Veneto a registrare l'intensità maggiore di piccoli immobili (48,9%), mentre la Lombardia ne ospita il numero assoluto più elevato (più di 1,1 milioni).

Sotto trovi i segg. Articoli:

ARTICOLI

Le pagelle di Legambiente al piano casa: poche le regioni promosse

Le scelte delle Regioni: la pagella di Legambiente

Il numero di abitazioni che possono essere interessate dalla ricostruzione integrale

Il numero di abitazioni che possono essere interessate dagli ampliamenti

La semplificazione impantanata alla Stato-Regioni

Piano casa. I bonus sul non residenziale

Regioni in pista per il recupero dei capannoni

Campania, un piano casa con incrementi del 50%

Il Ddl del Lazio

Il piano casa dell'Emilia Romagna

Piano casa. Le prescrizioni da osservare prima di redigere il progetto

Il piano casa in Umbria

Toscana. Via ai lavori? Solo se lo prevede il sindaco

Check list: le prescrizioni da osservare prima di redigere il progetto

In Umbria bonus per il capannone

Emilia-Romagna, il piano casa taglia il traguardo

Bonus volumetrico per il "residenziale" della Lombardia

 

 

 

 

 

 

Le pagelle di Legambiente al piano casa: poche le regioni promosse

di Claudio Tucci

21 luglio 2009

TABELLA /

Le scelte delle Regioni: la pagella di Legambiente

Solo le regioni Toscana e Puglia e la provincia autonoma di Bolzano applicheranno il Piano casa rispettando ambiente e sviluppo sostenibile. Nel resto del Belpaese, regnerà l'anarchia, con regole difformi da una regione all'altra e la possibilità di realizzare interventi "generosi", con premi in cubatura dispensabili praticamente a qualsiasi tipo di edificio dovunque e comunque collocato. A lanciare l'allarme su un possibile utilizzo "distorto" del provvedimento di rilancio del settore edilizio, che, oggi, ha visto concludersi l'iter procedurale, con la firma del decreto presidenziale da parte del premier Silvio Berlusconi, è Legambiente, che ha dato i voti, come a scuola, alle regioni a seconda di come stanno dando attuazione al Piano. Molte norme sono, ancora, in attesa del voto finale del consiglio regionale, evidenzia l'associazione, ma la pagella, provvisoria, riportata non è certo delle più lusinghiere.

Solo 3 amministrazioni (Toscane, Puglia e la provincia di Bolzano) sono state promosse, per aver posto, al momento, seri vincoli e paletti a un uso selvaggio del cemento. Mentre tutte le altre regioni o sono state rimandate con debiti o, addirittura, bocciate, come, per esempio, la Sicilia, dove sommando i vari "bonus" edilizi, si può arrivare al 45% di premi in cubatura in più per il solo ampliamento e al 90%, per la demolizione e ricostruzione. "Si è persa l'occasione - ha sottolineato il responsabile energia e urbanistica di Legambiente, Edoardo Zanchini - per dare un chiaro messaggio di innovazione al settore delle costruzioni, soprattutto, tenendo in considerazione le centinaia di migliaia di persone sotto sfratto e di famiglie che non riescono a pagare le rate del mutuo e dell'affitto". Per Zanchini, sono insufficienti, anche, i fondi messi in campo dal Governo per il "vero piano casa", che, evidenzia, permetteranno "di realizzare solo 5mila alloggi di edilizia residenziale pubblica il prossimo anno.

Al contrario, bisognava introdurre la certificazione energetica di tutti

gli edifici e prevedere uno standard obbligatorio di Classe A con un contributo minimo delle fonti rinnovabili (solare termico, fotovoltaico, etc…) in tutti gli interventi edilizi, oltre a un'adeguata fornitura di servizi e incentivi - a partire dalle detrazioni del 55% a regime - che possano aiutare la messa in sicurezza statica degli edifici anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione.

Ma quello che manca, soprattutto, nell'attuazione del Piano casa, sostiene Legambiente, sono regole chiare e uniformi su tutto il territorio nazionale. Solo nella metà delle regioni varranno gli standard energetici obbligatori come riferimento per gli interventi che permetteranno di migliorare la prestazione degli edifici. Nell'altra metà, si potrà continuare a costruire male e a danno dei futuri inquilini, oltre che dell'ambiente. Regole diverse, anche, sul fronte bonus edilizi, con premi maggiori per l'ampliamento, oltre che in Sicilia, pure, in Friuli, in Emilia Romagna e in Lombardia, con +35 per cento. In Liguria si potrà arrivare a +50 per cento. Per la demolizione e ricostruzione, invece, il massimo si può ottenere nel Lazio con +60%, nel caso si preveda la delocalizzazione, in Emilia Romagna, Molise, Liguria e Campania con +50% e in Basilicata, Marche e Veneto con +40 per cento.

E la situazione non cambia per quel che riguarda la tutela del territorio. Lombardia e Friuli Venezia Giulia non individuano nessuna area in cui è vietato realizzare gli interventi. In Veneto, solo i centri storici sono esclusi, mentre in aree parco e vincolate si possono realizzare gli interventi. Tranne la Toscana, dove prevale il Prg, in tutte le altre Regioni sono i comuni a decidere se gli interventi sono possibili definendo criteri e limitazioni. Con una curiosità. Gli edifici abusivi (anche se condonati) non potranno essere oggetto di interventi solo in Toscana, Liguria e parzialmente in Puglia. In tutte le altre zone d'Italia, sì.

21 luglio 2009

La semplificazione impantanata alla Stato-Regioni

di Valeria Uva

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20 luglio 2009

La pace tra Governo e Regioni sul piano casa, firmata dopo un duro confronto il 1° aprile scorso, resiste ma traballa. A circa un mese dalla scadenza del termine accettato dai governatori per fare proprio il piano casa di Berlusconi, sono solo sette i provvedimenti varati in via definitiva. Altri dieci sono in lista d'attesa per l'approvazione finale nei vari Consigli regionali.

Ma anche il Governo si è rivelato subito inadempiente: il decreto sulla semplificazione edilizia, promesso addirittura per il 10 aprile, dopo vari tentativi non ha ancora visto la luce. Eppure si trattava di un provvedimento importante, in pratica la "seconda gamba" del piano casa.

Nel decreto infatti doveva prevedere una significativa semplificazione delle procedure per gli interventi edilizi: il governo voleva liberalizzare alcuni lavori, come la manutenzione straordinaria (ad esempio la sostituzione di impianti o lo spostamento di tramezzi) che doveva essere possibile anche senza la denuncia di inizio attività firmata dal tecnico. Dal canto loro, le regioni puntavano sul decreto per semplificare il lavoro nelle autorizzazioni paesaggistiche (il nullaosta ai lavori su edifici vincolati), evitando così la nuova procedura del Codice Urbani che le impegna a una maggiore collaborazione con la Sovrintendenza. Sulla scia del terremoto in Abruzzo, i governatori chiedevano anche il rafforzamento degli organici del Genio civile per i controlli antisismici e la detrazione fiscale sulla messa in sicurezza degli edifici.

Oltre alla difficoltà di reperire la copertura economica e alle resistenze incrociate sui poteri dei sovrintendenti, il decreto è ora finito nell'impasse generale che sta bloccando il confronto tra governo e regioni ed è uno dei capitoli dello scontro (oltre ai fondi Fas e ai deficit della sanità) che ha portato alla rottura dei rapporti il 2 luglio scorso. Lo ha ricordato Vasco Errani, governatore dell'Emilia Romagna e coordinatore delle regioni, nella lettera a Silvio Berlusconi: "Il governo non ha ancora adottato alcuna norma di semplificazione della normativa nazionale, né ha fornito alcuna risposta in materia di normativa antisismica nel "tavolo casa"" ha scritto.

Qualche novità potrebbe arrivare se, come ipotizzato, si avrà l'incontro tra Berlusconi e le regioni questa settimana.

Intanto l'attuazione sul territorio del piano casa procede con lentezza. Dopo il varo della Lombardia, sono sette le Regioni che hanno regolato gli ampliamenti di villette e (in alcuni casi) di alloggi in condominio, nonché la demolizione e ricostruzione con bonus. Per prima la Toscana: qui la legge è già operativa e si possono presentare le domande. Stessa situazione nella provincia di Bolzano, in cui è scaduto il termine dato ai Comuni per bloccare in tutto in parte gli ampliamenti sul proprio territorio.

In Piemonte, Emilia Romagna, Umbria e Veneto e nella stessa Lombardia le leggi approvate concedono tempo ai comuni per decidere se "esonerare" il proprio territorio, e dunque l'invio delle domande è in alcuni casi non ammesso, e comunque sconsigliato. La partenza reale sarà prevista in autunno.

Sono ferme all'approvazione in Giunta del disegno di legge la Puglia, il Lazio, la Liguria, la Campania, la Basilicata e le Marche. Tra queste, la Campania e il Lazio sperano di approvare la legge prima delle ferie estive. Tempi pià distesi, in virtù della propria autonomia Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Val d'Aosta (ma quest'ultima conta di chiudere entro il mese). Tutte le altre mancano all'appello (fatta eccezione per Trento ha deciso di non recepire l'intesa).

20 luglio 2009

 

 

 

 

Piano casa. I bonus sul non residenziale

Regioni in pista per il recupero dei capannoni

di Michela Finizio

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11 luglio 2009

Luoghi produttivi per eccellenza, simbolo della rivoluzione economica. I capannoni, più noti come "capanùn" nel Nord-Est dove si concentrano circa 2.500 zone industriali, costituiscono un importante patrimonio per l'Italia, troppo spesso sottovalutato. L'occasione di riscatto ora arriva a chiare lettere dal piano casa, ma solo in alcune regioni.

Man mano che l'attuazione regionale prende forma, il provvedimento del governo si spinge oltre le palazzine residenziali e si affaccia nelle aree produttive, offrendo opportunità di riqualificazione e recupero anche alle zone industriali, ricche di fabbriche e laboratori artigianali. Delle cinque leggi regionali già arrivate all'approvazione definitiva (in Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Veneto e nella provincia autonoma di Bolzano) tutte prevedono la possibilità di intervenire anche su edifici non residenziali, o comunque a destinazione d'uso mista.

In Veneto sugli edifici non residenziali costruiti prima del 1989 in "zone proprie" (esclusi, cioè, quelli collocati in zone agricole) è possibile procedere alla demolizione e ricostruzione ottenendo un bonus del 30% della superficie coperta, un premio che può salire al 40% prevedendo l'utilizzo di fonti rinnovabili. "L'obiettivo - afferma Renzo Marangon, assessore regionale all'Urbanistica - è consentire un ampio rinnovamento del patrimonio edilizio industriale con la costruzione di nuovi edifici ad emissioni zero, che produrranno un grande risparmio energetico e renderanno più belle le nostre periferie, eliminando le molte brutture costruite negli anni '50 e '60". Quindi giù i capannoni, così come le strutture ricettive o di terziario, al posto dei quali sarà possibile costruire qualcosa di più "bello" e allo stesso tempo funzionale, che impatti di meno sul paesaggio locale. Gli unici vincoli alla sostituzione edilizia in Veneto sono sugli immobili commerciali, con un'esplicita esclusione degli ampliamenti che possano essere utilizzati per eludere i limiti "in materia di programmazione, insediamento e apertura di grandi strutture di vendita, centri e parchi commerciali". In altre parole non è possibile sfruttare il piano casa per ingrandire le strutture commerciali e aggirare così i tetti sui grandi centri, ma resta invece possibile qualche piccolo intervento su negozietti "di piccola taglia".

Anche in Emilia Romagna sono consentiti interventi di sostituzione su immobili nei quali siano presenti unità ad uso diverso da quello abitativo, purché in quota non superiore al 30% dell'intero edificio, ad esempio palazzine con negozi e uffici al piano terra. In questi casi l'ampliamento si calcola solo sulla superficie pertinente all'uso abitativo (pari cioè al 35% della sola superficie residenziale dell'edificio) e l'intervento deve assicurare il raggiungimento di livelli minimi di prestazione energetica, superiori di almeno il 25% rispetto a quelli previsti dalle disposizioni regionali di riferimento (delibera 156/2008).

La demolizione e ricostruzione di edifici misti, con massimo il 25% di superficie non residenziale, è prevista anche dai provvedimenti di Toscana e Umbria. In più, in Umbria, sarà possibile intervenire anche sugli immobili situati nelle aree industriali (inclusi alberghi e grandi centri commerciali), con un bonus sulla ricostruzione del 20 per cento. A patto però che l'edificio sia inserito in un piano attuativo di riqualificazione, un atto proposto dai proprietari che interessi almeno 20mila metri quadrati di superficie fondiaria, approvato dalla Provincia.

Già approvata anche normativa della provincia della provincia autonoma di Bolzano (legge 1/2009 che però ha delegato i dettagli alla giunta) dove non è prevista la demolizione e gli ampliamenti sono possibili sugli edifici che hanno una destinazione residenziale per oltre il 50% (percentuale che i Comuni possono elevare al 75%), con almeno 300 metri cubi fuori terra ed esistenti alla data del 12 gennaio 2005. In questo caso è possibili ampliare l'immobili, secondo lo standard Casa Clima C, al massimo di 200 metri cubi fuori terra.

La corsa all'approvazione del piano casa non si arresta neanche nelle altre regioni: in Piemonte e Lombardia i testi saranno la settimana prossima all'esame del consiglio regionale. La legge lombarda, in particolare, dopo l'ultimo passaggio in commissione Territorio è tornata nella sua versione originale, quella approvata dalla giunta Formigoni. Nulla di fatto dunque per gli emendamenti che ampliavano le possibilità di intervento sul non residenziale: per il momento è prevista solo la sostituzione con bonus fino al 30% sulla volumetria esistente di "edifici produttivi esistenti nelle aree (...) a specifica destinazione produttiva secondaria", individuate dai comuni entro il 15 settembre 2009. Che può salire al 35% nel caso di interventi "che assicurino un congruo equipaggiamento arboreo".

Anche in Sicilia, infine, è alta l'attenzione nei confronti degli edifici produttivi: il disegno di legge presentato, oltre all'ampliamento (+20% della superficie coperta) e alla sostituzione (+35%), introduce la possibilità di delocalizzazione, ovvero lo spostamento con bonus del 30% di immobili sui quali pesa il vincolo di inedificabilità assoluta, ad esempio per dissesto idrogeologico o per il forte impatto paesaggistico. Insomma, un modo per "liberare" le aree più sensibili e traslocare gli insediamenti produttivi altrove.

11 luglio 2009

 

 

 

 

Campania, un piano casa con incrementi del 50%

di Brunella Giugliano

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29 maggio 2009

Un incremento di volume fino al 50% per le imprese che realizzano nuovi alloggi residenziali da immettere sul mercato, introduzione dello strumento della moneta urbanistica, priorità a standard urbanistici, uso delle nuove tecnologie, risparmio energetico e sicurezza antisismica. Sono le principali novità del Ddl sulla casa approvato dalla Giunta regionale campana. Il testo è composto da 11 articoli e risponde al bisogno di nuove case per le fasce deboli della popolazione locale, stimato in 300mila unità. Il passaggio successivo sarà l'approvazione in Consiglio regionale, poi ci vorranno 90 giorni perché il testo diventi legge.

Il Ddl punta alla riqualificazione delle aree urbanizzate e di quelle degradate. In particolare, all'articolo 5, è stabilito che in tali ambiti, individuati dalle amministrazioni comunali, è consentito alle imprese, anche in variante agli strumenti urbanistici vigenti, l'aumento nel limite del 50% del volume esistente per interventi di demolizione, ricostruzione e ristrutturazione urbanistica degli edifici residenziali pubblici. Il testo stabilisce, inoltre, che non è possibile intervenire su nuove aree, né sui terreni agricoli. È possibile un aumento delle volumetrie in casi ben precisi e nel pieno rispetto di tutte le normative di salvaguardia del territorio, con due modalità: in deroga agli strumenti urbanistici è consentito l'ampliamento del 20% per gli edifici entro i 1000 metri cubi; del 35% per gli edifici abbattuti e ricostruiti secondo le norme più avanzate.

È stata anche introdotta la "moneta urbanistica" ossia agevolazioni urbanistiche ai privati in cambio della costruzione di abitazioni in parte in regime sovvenzionato e convenzionato. In base a questo criterio, sono ammessi interventi in aree industriali dimesse, con cambio di destinazione d'uso, senza aumenti delle volumetrie, per l'edilizia abitativa. In questo caso, il concessionario deve destinare almeno il 20% del valore creato all'housing sociale.

29 maggio 2009

 

 

 

 

 

Il Ddl del Lazio

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08 luglio 2009

Il testo è ormai definito ed è uscito dalla commissione ristretta formata dagli assessori Mario Di Carlo (Casa), Filiberto Zaratti (Ambiente) ed Esterino Montino (Urbanistica), che ci hanno lavorato in queste settimane. Inserendo una novità importante all'ultimo minuto: verrà incentivata la costruzione di alberghi nei Comuni del litorale romano, con un super bonus del 60% di volumetria extra per chi demolisce edifici in prossimità del mare e li ricostruisce in aree fissate dalle singole amministrazioni, facendone delle strutture ricettive.

Ci sarà il bonus di cubatura del 20% della volumetria (tetto massimo di aumento: 200 metri cubi) per gli edifici residenziali fino a mille metri cubi. L'ampliamento sarà possibile anche per gli edifici non residenziali con le medesime caratteristiche di volumetria: capannoni ed officine. Quindi, soltanto le piccole strutture saranno interessate dal piano casa: parlando di abitazioni, il limite dei mille metri cubi taglia completamente fuori i condomini. Viene esclusa la costruzione in sopraelevazione. Per l'ampliamento serviranno, inoltre, il fascicolo di fabbricato e la certificazione antisismica. E dovranno essere rispettate le regole della bioedilizia (si veda l'articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 5 luglio).

Ci sarà anche la possibilità di demolire e ricostruire, beneficiando del 35 per cento di volume extra.

Anche in questo caso è richiesta la conformità della nuova costruzione alla normativa antisismica e ai criteri di bioedilizia.

Sulla legge si è fatta sentire l'azione dell'assessore all'Ambiente, Filiberto Zaratti. Sono, infatti, molti i paletti che vengono posti ai due bonus. Non sarà consentita nessuna operazione nelle aree vincolate, nei centri storici e nelle fasce di rispetto costiere. Il titolo abilitativo per tutte le operazioni del piano casa è la denuncia di inizio attività (Dia). Con l'unica eccezione delle demolizioni con ricostruzione sopra i 3mila metri cubi, per le quali servirà il permesso di costruire.

La seconda parte della legge contiene un intervento urbanistico. La modifica dei programmi integrati (una particolare tipologia di strumento urbanistico) sarà il mezzo principale attraverso il quale stimolare il riordino "dei tessuti edilizi disorganici o incompiuti". In altre parole i Comuni avranno il compito di sviluppare programmi integrati per promuovere la demolizione con ricostruzione allo scopo di spostare edifici residenziali e risistemare gli assetti urbani più infelici. Il trasferimento tipo sarà quello da aree di pregio paesaggistico da rigenerare (ad esempio gli alvei dei fiumi o le aree del litorale romano) a zone produttive dismesse da riqualificare.

Per incentivare questo trasferimento verrà previsto un super bonus fino al 50% sulla cubatura degli edifici demoliti. Sul punto, proprio l'assessore Zaratti è stato criticato. Qualcuno considera il bonus del 50% troppo alto.

Ma lui replica: "Bisogna vedere come si utilizza quell'incentivo. Nel nostro caso sarà un potente strumento di riqualificazione di alcune aree". Inoltre, ed è questa una delle novità dell'ultima ora, ci sarà un bonus di un ulteriore 10% (per un totale del 60%) nei Comuni del litorale romano per chi demolisce edifici in prossimità del mare e ricostruisce altrove cambiando la destinazione d'uso ad edifici turistico alberghieri.

Tanto che il ddl incassa anche il parere positivo dei progettisti. "Nelle sue linee generali mi sembra un piano molto responsabile", dice il presidente dell'Ordine degli architetti di Roma, Amedeo Schiattarella. Che trova una sola pecca al testo: "A noi sarebbe piaciuto l'inserimento di una norma che incentivasse i concorsi di progettazione per le operazioni di demolizione e ricostruzione".

 

I CONTENUTI DELLA LEGGE

Bonus ampliamento. Sarà consentito fino a un massimo del 20 per cento di volume in più. Ma solo per gli edifici (residenziali e non) grandi non più di mille metri cubi. Quindi sono esclusi i condomini

Demolire per ricostruire. Il bonus di cubatura per chi fa questa operazione è del 35 per cento. Che sale al 50 per cento per chi passa da aree di pregio (litorali, alvei dei fiumi) a zone appositamente previste dai singoli Comuni

Alberghi. Sul litorale sarà incentivata la costruzione di alberghi. Chi demolisce edifici in prossimità del mare e li ricostruisce in aree appositamente destinate, cambiando la destinazione d'uso ad alberghiera, avrà diritto a un bonus di volumetria del 60 per cento

08 luglio 2009

 

 

Il piano casa dell'Emilia Romagna

di Fabrizio Patti

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13 luglio 2009

Un ampliamento generoso dell'edificio esistente in cambio di interventi molto rispettosi dell'ambiente. È uno dei punti che contraddistinguono il piano casa dell'Emilia Romagna. La legge sarà promulgata il prossimo 6 luglio e si chiamerà l.r. 6/2009. Sarà in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione sul bollettino ufficiale (il 116 del 6 luglio). Gli interventi saranno possibili fino al 31 dicembre del 2010.

Ampliamenti

L'aumento di superficie si potrà effettuare sugli edifici monofamiliari, bifamiliari o di altro tipo, comunque fino a 350 metri quadrati di superficie utile lorda.

L'ampliamento "base" sarà del 20%, fino a 70 metri quadrati, solo se, solo nella parte da ampliare, saranno rispettati i requisiti di prestazione energetica previsti dalla delibera assembleare 156/2008 (allegato 2). Dovranno essere adeguati a quella normativa anche gli impianti energetici (cioè le caldaie) dell'edificio originario. Inoltre, l'ampliamento è condizionato alla valutazione della sicurezza e, se necessario, all'adeguamento sismico dell'intera costruzione.

C'è però anche la possibilità di un ampliamento "premium", del 35% della superficie, fino a 130 metri quadrati. Per ottenerlo bisognerà applicare i requisiti di prestazione energetica in tutto l'edificio e non solo sulla parte ampliata. In alternativa, nei comuni classificati a media sismicità, il super-bonus sarà concesso se si mettono a norma gli edifici realizzati prima della classificazione stessa.

Gli interventi si possono effettuare se gli strumenti urbanistici consentono interventi di ripristino edilizio e di ristrutturazione edilizia e urbanistica sugli edifici.

Demolizione e ricostruzione

Gli edifici possono essere demoliti e ricostruiti con un incremento fino al 35% della superficie utile lorda.

La quota massima di ampliamento si estende fino al 50% se si interviene con la delocalizzazione di edifici incongrui oppure collocati in zone di tutela, in ambiti a rischio o in aree demaniali, aventi destinazione pubblica.

A seguito degli interventi devono essere raggiunti i livelli minimi di prestazione energetica degli edifici e degli impianti previsti dalla delibera assembleare 156/2008, aumentati almeno del 25 per cento.

Sarà possibile demolire e ricostruire anche se all'interno dell'edificio sono presenti unità immobiliari non residenziali (come i negozi), la cui quota non può essere comunque superiore al 30% della superficie utile lorda di tutto l'edificio. La parte non residenziale non viene conteggiata ai fini dell'ampliamento e non può essere aumentata.

Titoli e limitazioni

Il titolo abilitativo richiesto sarà la Dia e i contributi di costruzione saranno dovuti, anche se trovano applicazione i casi di riduzione ed esonero previsti dall'articolo 30 della legge regionale n. 31 del 2002.

Si possono creare nuove unità immobiliari solo se quelle nuove abbiano una superficie utile lorda non inferiore a 50 metri quadrati e siano destinate per almeno 10 anni alla locazione a canone calmierato.

Gli edifici condonati seguono le stesse regole delle abitazioni in regola. Per quelli abusivi le possibilità sono due: se entro il 31 marzo 2009 non si sono conclusi i processi sanzionatori o c'è stato un ordine di demolizione, non si potrà accedere alla procedura del "piano casa". Se invece al 31 marzo 2009 sia stata applicata e versata una sanzione pecuniaria (invece dell'ordine di demolizione), si potrà ampliare la casa, ma le parti abusive saranno decurtate dall'ampliamento. Se, quindi, si ha una casa di 300 metri quadrati di cui 50 abusivi, all'ampliamento di 60 metri quadrati (il 20% di 300) andranno sottratti i 50 metri quadrati abusivi e l'aumento ammesso sarà soltanto di 10 metri quadrati.

La lista delle zone nelle quale gli edifici sono esclusi dagli interventi è lunga: centri storici; zone a tutela naturalistica; parchi e riserve naturali escluse le zone "D"; demanio statale, regionale, provinciale e comunale; aree sottoposte a vincolo di inedificabilità assoluta; zone a rischio idrogeologico molto elevato; abitati da trasferire e da consolidare; aree di danno degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, se non compatibili con il dm 9 maggio 2001.

I Comuni avranno comunque la possibilità entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di escludere l'applicabilità delle norme, in relazione a specifici immobili o ambiti del proprio territorio, o di stabilire limiti differenziati.

Deroghe

Rispetto agli strumenti urbanistici generali e attuativi, e ai regolamenti edilizi, nei lavori di ampliamento, demolizione e ricostruzione non si applicano i limiti di densità edilizia, di altezza e di distanza tra i fabbricati. Bisogna invece sempre rispettare la distanza minima dai confini e dagli edifici, l'altezza massima dei fabbricati e i limiti inderogabili di densità edilizia. Vanno inoltre sempre rispettate le disposizioni del codice civile.

13 luglio 2009

 

 

 

Piano casa. Le prescrizioni da osservare prima di redigere il progetto

di Guido Alberto Inzaghi

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29 giugno 2009

Con l'eccezione del Friuli Venezia Giulia e della Valle d'Aosta, dove la deroga ai regolamenti locali dovrebbe essere permanente, la finestra per sfruttare gli ampliamenti volumetrici del piano casa si chiuderà in 18-24 mesi dall'approvazione delle diverse leggi regionali. Toscana, Umbria ed Emilia Romagna e vi ha già provveduto e nelle altre regioni è questione di qualche settimana, o al massimo di qualche mese.

Ecco allora come prepararsi per cogliere l'occasione. La prima verifica da compiere consiste ovviamente nello studio delle diverse leggi regionali: molte limitano i bonus agli immobili residenziali (diversamente dal Veneto e, in parte, dalla Lombardia), alcune confermano gli ampliamenti previsti dall'intesa (20% per edifici fino a mille metri cubi o 35% in caso di fabbricati da sostituire integralmente), altre li incrementano (eliminando il limite di volumetria, o premiando maggiormente il risparmio energetico) e addirittura introducono nuove ipotesi di bonus e agevolazioni. In un quadro così variegato conviene concentrarsi sulla regione in cui ricade il fabbricato che interessa.

Occorrerà poi verificare come i diversi Comuni recepiranno i piani casa regionali. Ai municipi spetta, infatti, il compito di determinare in quali zone e anche in quali edifici limitare, in tutto o in parte, la deroga alla disciplina urbanistica ed edilizia.

Il terzo punto della check-list attiene alla verifica che l'immobile non ricada nel centro storico, non sia vincolato, né abusivo. Solo i fabbricati che superano anche questo esame accedono all'ultima verifica: la valutazione della tipologia edilizia (mono o bifamiliare, palazzina) e la correlata misurazione della volumetria complessiva. Elementi che, ancora una volta, devono corrispondere alle previsioni della legge regionale in ragione dell'intervento previsto (semplice ampliamento o sostituzione edilizia).

A questo punto, se tutti i riscontri sono positivi, è finalmente possibile presentare al Comune la Dia o la domanda di permesso di costruire (a seconda della legge regionale) per godere dell'ampliamento in deroga.

Ma in deroga a cosa? Anzitutto all'indice di edificabilità fissato dal piano regolatore (quasi sempre già completamente sfruttato dagli edifici esistenti) e agli altri parametri edilizi stabiliti dai regolamenti locali (altezze, rapporti di copertura e permeabilità dei suoli, dotazione di aree per servizi pubblici e così via).

Non sono invece derogabili la distanza di 3 metri tra gli edifici fissata dal Codice civile e quella di 10 metri stabilita dal Dm 1444/68 tra pareti finestrate, le disposizioni igienico sanitarie e di sicurezza tra cui sicuramente le prescrizioni antisismiche.

Restano ferme anche le regole del condominio (di Codice civile o regolamentari), così come gli accordi tra i privati e le servitù che comunque decadono al mutare della disciplina urbanistica o igienico sanitaria di cui siano diretta attuazione.

Infine, è necessario rispettare gli standard di efficienza energetica imposti da ogni Regione per poter dare il via ai lavori: anche in questo caso, i parametri variano molto a livello locale.

La check list delle procedure >>

29 giugno 2009

 

 

 

Il piano casa in Umbria

di Fabrizio Patti

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13 luglio 2009

Rigore su incrementi di superfici e aree escluse dal piano casa, ancora ignoti i criteri energetici richiesti per gli ampliamenti. Così, in sintesi la legge regionale umbra sul piano casa, l.r. 13/2009, una tra le più aderenti all'intesa stato-regioni dello scorso aprile. Le disposizioni hanno validità di 18 mesi dall'entrata in vigore della legge.

Ampliamenti

Gli interventi di ampliamento sono possibili negli edifici residenziali mono e bifamiliari, qualunque sia la loro dimensione. Per le altre tipologie di edifici residenziali vale invece il limite di 350 metri quadrati di superficie utile coperta (Suc). L'ampliamento si può realizzare fino al 20% della superficie di ciascuna unità immobiliare e comunque fino a 70 metri quadrati.

Si può intervenire a patto che la parte ampliata degli edifici rispetti dei criteri energetici che, però, non sono stati ancora fissati. Saranno definiti dalla giunta regionale entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge (15 luglio 2009). Già da ora si sa, tuttavia, che andranno rispettati dei parametri anti-terremoto: gli ampliamenti sono infatti condizionati alla valutazione della sicurezza e alla contestuale esecuzione di interventi finalizzati a ridurre la vulnerabilità sismica.

Il titolo abilitativo richiesto è la Dia.

Demolizioni e ricostruzioni

In caso di demolizioni e ricostruzioni è possibile intervenire sugli edifici di qualsiasi dimensioni. L'incremento è al massimo fino al 25% della superficie utile coperta. Arriva però al fino al 35% se gli edifici interessati sono almeno tre e sono ricompresi in un piano attuativo o programma urbanistico (art. 28 l.r. 11/2005).

Possono usufruire della procedura di demolizione e ricostruzione gli edifici a destinazione residenziale, eventualmente con una porzione a destinazione diversa, purché entro il 25% della Suc. La parte dell'edificio non abitativa, tuttavia, non si conta ai fini del calcolo dell'incremento. Una regola specifica vale per le abitazioni più grandi, costituite da almeno otto alloggi e di 800 metri quadrati di Suc. In questi casi l'incremento è destinato, qualora si realizzino nuove unità abitative, almeno per il 50% alla realizzazione di abitazioni di 60 o più metri quadrati da locare a canone concordato per almeno 8 anni.

L'edificio ricostruito, per ottenere il bonus, deve ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale, almeno in classe B di cui al disciplinare tecnico approvato in attuazione della l.r. 17/2008.

Il titolo abilitativo richiesto è il procedimento edilizio abbreviato.

Edifici non residenziali

È anche possibile incrementare fino al 20% la superficie di edifici non residenziali. Ciò accade se gli edifici ricadono nelle zone D del dm 1444/1968 (zone industriali) e sono a destinazione artigianale, industriale e per servizi (esclusi quelli alberghieri, extralberghieri, commerciali per medie e grandi strutture di vendita). Sono possibili sia l'ampliamento sia la demolizione e ricostruzione. Gli interventi sono realizzati attraverso un piano attuativo: si tratta di un atto proposto dai proprietari che interessi almeno 20mila metri quadrati di superficie fondiaria e sia sottoposto al parere del comune e della provincia. Oltre alle regole dettate per le altre costruzioni, bisogna recuperare le acque piovane e utilizzare le fonti rinnovabili come previsto dalla legge umbra 17/2008. Questa possibilità di intervento, diversamente da tutte le altre piano casa, non ha limiti temporali.

Deroghe e limiti

Le norme sugli ampliamenti e demolizioni e ricostruzioni prevalgono sugli strumenti urbanistici vigenti. Gli interventi non possono però superare l'altezza massima consentita dallo strumento urbanistico; devono mantenere gli allineamenti lungo i fronti stradali e assicurare il rispetto delle disposizioni sulle fasce di rispetto stradali e ferroviarie e sulle distanze minime stabilite dal regolamento regionale 9/2008; devono infine rispettare le normative antisismiche.

Sono fatte salve le disposizioni del codice civile, così come gli eventuali obblighi assunti con atto registrato e trascritto.

Sono numerose le cause di esclusione dal piano casa. In primo luogo non sono ammessi gli edifici abusivi o condonati dopo il 31 marzo 2009. Le superfici sanate prima di quella data sono sottratte agli ampliamenti realizzabili. Una casa di 300 metri quadrati, di cui 50 abusivi, potrà quindi allagarsi solo di 10 metri quadrati (si sottraggono infatti 50 metri quadrati ai 60 corrispondenti al 20% di 300).

Sono esclusi anche gli edifici in svariate aree: nei centri storici (zone di tipo A Dm 1444/1968) e nelle aree soggette a vincoli di inedificabilità assoluta; in zone agricole se realizzati dopo il 13 novembre 1997 (per quelli precedenti resta il limite di superfice totale di 450 mq ex l.r. 11/2005); in zone boscate; in zone a rischio di frana e idraulico; negli ambiti sottoposti a consolidamento abitati; negli ambiti di riserva integrale e di riserva generale orientata dei parchi nazionali, nonché nelle zone A concernenti la riserva integrale dei parchi regionali; gli edifici classificati come beni culturali; classificabili come edilizia speciale, monumentale o atipica, ordinaria tradizionale prevalentemente integra, ricadenti nelle aeree sottoposte a vincolo paesaggistico; in zone omogenee o ambiti ove le normative e lo strumento urbanistico precludono la possibilità di realizzare ampliamenti o ristrutturazioni che riguardino la completa demolizione e ricostruzione dell'edificio.

Entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge i Comuni possono escludere l'applicabilità delle norme o stabilire limiti inferiori di ampliamento per specifici immobili o zone del proprio territorio.

Non sono previsti sconti sui contributi di costruzione.

13 luglio 2009

 

 

 

Toscana. Via ai lavori? Solo se lo prevede il sindaco

di Silvio Rezzonico e Giovanni Tucci

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25 maggio 2009

Una legge restrittiva e inutile. Oppure, al contrario, lassista e permissiva. Sulla legge regionale toscana 24/2009 – l'unica finora emanata in attuazione dell'intesa stato-regioni – nelle scorse settimane sono circolati giudizi contrastanti. Ma cosa prevede davvero la norma?

La sostanza può riassumersi così: se gli strumenti urbanistici comunali consentivano già addizioni funzionali agli edifici – anche limitatissime – si potranno fare gli incrementi volumetrici fino al 20 per cento. Se invece i comuni avevano escluso ogni tipo di addizione funzionale (caso piuttosto raro, tranne certe zone protette o certi edifici) l'incremento sarà impossibile.

Per capire come si arriva a questa interpretazione, bisogna rifarsi all'articolo 79 della legge sul governo del territorio toscano (n. 1/2005) che inserisce tra gli interventi di ristrutturazione edilizia "le addizioni funzionali di nuovi elementi agli organismi edilizi esistenti, che non configurino nuovi organismi edilizi, ivi comprese le pertinenze". Per intendersi, con "addizioni" in questo caso non si intendono solo i cosiddetti "volumi tecnici" (casotti caldaia e ascensore, tettoie agricole e così via), ma anche gli ampliamenti di volume veri e propri (una nuova stanza, una sopraelevazione o un box).

Insomma, i comuni avrebbero già potuto, nell'ambito della propria autonomia, utilizzare lo strumento degli ampliamenti. Anche quando non lo hanno fatto, in genere si sono riservati la possibilità di cambiare idea, "importando" nei loro strumenti urbanistici la definizione di ristrutturazione edilizia prevista dalla legge toscana. In tal caso saranno "costretti" a consentire gli aumenti volumetrici. Quindi, secondo la giunta regionale, gli incrementi ci saranno (si parla addirittura del 40% del patrimonio edilizio coinvolto).

Sciolto questo nodo, si può affermare che la legge recepisce abbastanza fedelmente il contenuto dell'intesa stato-regioni. Gli ampliamenti fino al 20% sono consentiti non solo per gli edifici mono e bifamiliari, ma anche per gli altri, purché con superficie utile lorda non superiore a 350 metri quadrati. Le demolizioni e ricostruzioni possono prevedere fino al 35 per cento di superficie in più (il 15% per gli edifici a destinazione mista residenziale-commerciale, e solo per la parte abitativa).

Le principali esclusioni riguardano i centri storici (zone A), gli edifici con vincolo storico-artistico o in zone di inedificabilità assoluta, parchi e riserve. Dall'incremento vanno sottratte le superfici abusive, anche se in seguito condonate. Vanno comunque rispettate le distanze legali tra costruzioni, le altezze massime dei fabbricati e le dotazioni di opere di urbanizzazione primaria. Ma il principale requisito resta il risparmio energetico: in caso di ampliamenti, l'indice di prestazione energetica delle volumetrie aggiunte deve essere migliore del 20% rispetto a quelli previsti per le nuove costruzioni dal 2010 in poi. In caso di demolizioni e ricostruzioni si pretende il 50% in più per tutto l'edificio, e occorre anche puntare sul condizionamento estivo.

In compenso la nuova legge prevede che tutte queste misure siano valide per gli interventi per cui sia stata presentata una Dia entro fine 2010: quindi oltre i 18 mesi indicati dall'intesa con il Governo. Nella legge non si fa alcun cenno ai contributi di costruzione dovuti, alle norme anti-sismiche o alle autorizzazioni paesaggistiche: valgono in questo caso le altre norme vigenti.

25 maggio 2009

 

 

Check list: le prescrizioni da osservare prima di redigere il progetto

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29 giugno 2009

3. Gli altri limiti

Ipotizzando che la legge regionale recepisca fedelmente l'intesa Stato-Regioni, anche dopo l'approvazione della legge e il recepimento comunale bisognerà:

- verificare che l'edificio non sia in centro storico, né vincolato, né abusivo, né nelle aree precluse dal recepimento comunale;

- verificare che l'edificio sia mono o bifamiliare o comunque con volumetria inferiore a 1.000 metri cubi (330 metri quadrati);

- presentare attraverso un progettista abilitato la Dia o la domanda di permesso di costruire

 

 

29 giugno 2009

 

 

 

In Umbria bonus per il capannone

di Valeria Uva

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24 giugno 2009

L'Umbria centra l'obiettivo del piano casa. Ad una settimana dalla scadenza del 30 giugno fissata nell'intesa con il Governo per approvare le leggi regionali, l'Umbria ha infatti varato la normativa che dà il via agli ampliamenti delle villette e alla demolizione e ricostruzione con premi di cubatura. È la seconda in Italia, dopo la Toscana (esclusa la delibera, operativa, della provincia autonoma di Bolzano).

Ieri il Consiglio regionale ha dato l'ultimo via libera al testo che, oltre, al piano casa comprende anche un'incisiva riforma urbanistica. L'Umbria si è mantenuta fedele all'intesa firmata con il Governo. E quindi consentirà ampliamenti su edifici residenziali uni o bifamiliari, o comunque anche condomini non oltre i 350 metri quadrati fino a un massimo del 20% di superficie utile coperta, e comunque non oltre i 70 metri quadrati. Restano fuori i centri storici, così come sono possibili ulteriori esclusioni: i Comuni hanno 60 giorni per decidere se esonerare in tutto o in parte il proprio territorio dalla legge. Sono poi ammessi due tipi di sostituzione edilizia attraverso la demolizione e ricostruzione: il primo con un bonus massimo del 25% per edifici con almeno otto alloggi e il secondo con un premio del 35%, possibile solo con tre edifici da abbattere e un piano attuativo.

Del tutto innovativo poi, rispetto alle altre Regioni, è il cosiddetto "bonus capannoni", un premio del 20% di ampliamento per edifici industriali, artigianali o di terziario con cui l'Umbria punta a riqualificare aree di almeno 20mila metri quadrati. "Abbiamo speso 110 milioni per accorpare le aree industriali – spiega il Governatore, Maria Rita Lorenzetti – e ora è il momento di riqualificarle. Se poi le condizioni saranno troppo vincolanti, le cambieremo". Per il relatore di maggioranza, Giancarlo Cintoli (Pd) con questa legge "l'Umbria diventa un laboratorio di sostenibilità". La parte relativa alla riforma urbanistica mette a sistema le esperienze degli ultimi anni e lascia alla Regione il compito di fare solo la programmazione e a Province e Comuni quello di pianificare.

24 giugno 2009

 

 

Emilia-Romagna, il piano casa taglia il traguardo

di Bianca Lucia Mazzei

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01 luglio 2009

La terza legge regionale sul piano casa ha tagliato il traguardo. Il Consiglio dell'Emilia-Romagna ha approvato ieri il provvedimento che recepisce l'intesa Stato-Regioni, dopo Toscana, Umbria e provincia autonoma di Bolzano. Un bilancio ancora scarno, visto che è scaduto ieri il termine di tre mesi fissato dall'intesa. Oggi però è previsto il via libera del Veneto, mentre in Lombardia la Commissione territorio avvia l'esame del Ddl varato dalla Giunta.

Le misure sul piano casa dell'Emilia-Romagna si inseriscono in una legge di più ampio respiro sulla riqualificazione del territorio. È possibile ampliare del 20% gli edifici abitativi esistenti al 31 marzo 2009, con superficie fino a 350 metri quadrati. L'incremento non può superare i 70 mq e va realizzato garantendo l'applicazione dei requisiti energetici regionali fissati dalla delibera 156/2008. Ammesse le sopraelevazioni. Per realizzare ogni intervento bisogna però valutare la sicurezza dell'opera. E, se necessario, effettuare l'adeguamento sismico dell'intera costruzione.

Bonus volumetrici più alti (fino al 35% della superficie e non oltre i 130 mq) sono concessi se il raggiungimento dei requisiti energetici non riguarda solo l'ampliamento ma l'intero edificio o se, nei comuni classificati a media sismicità, si provvede all'adeguamento sismico di tutta la struttura. Per demolizioni e ricostruzioni l'aumento volumetrico è del 35%: può arrivare al 50% se sono abbattuti immobili incongrui o collocati in aree tutelate delocalizzati in altre zone. Ammessi anche edifici con unità non residenziali che non superano il 30% del totale. Necessario raggiungere un livello di prestazione energetica superiore del 25% a quello previsto dalle norme regionali. La legge esclude i centri storici (i comuni possono decidere altre esenzioni entro 60 giorni), le aree tutelate e vieta la modifica della destinazione d'uso.

Queste misure valgono fino al 31 dicembre 2010: ma, per rendere strutturale il sistema degli incentivi alla qualità energetica e alla sicurezza, l'Emilia stabilisce che i comuni con la pianificazione ordinaria, possono prevedere premi volumetrici per il residenziale e non.

In Veneto, salvo sorprese, il Consiglio con l'ultimo sì introdurrà alcune modifiche d'intesa con l'opposizione. Ovvero l'esclusione dei centri storici, l'inserimento dell'intervento sostitutivo della regione in caso di inerzia dei comuni nel delimitare le zone dove il piano casa non si applica e l'aumento al 50% (il ddl varato dalla giunta prevede il 40%) del bonus volumetrico per le demolizioni e ricostruzioni con l'utilizzo di fonti rinnovabili o edilizia sostenibile.

Resta la possibilità di ampliare del 20% tutti gli edifici (anche i non residenziali). Unica tra i provvedimenti regionali, la legge del Veneto consente di realizzare gli incrementi anche lontano dalla struttura principale. Per le demolizioni e ricostruzioni il bonus volumetrico è del 30% e riguarda gli edifici anche non abitativi anteriori al 1989. A parte l'incremento del 40% (o 50% se passano le modifiche), nessuno dei premi di cubature è condizionato al rispetto di particolari requisiti energetici o ambientali.

01 luglio 2009

 

 

Bonus volumetrico per il "residenziale" della Lombardia

di Cristiana Gamba

15 luglio 2009

Taglia il traguardo il piano casa della Lombardia. Ieri, il Consiglio regionale ha dato il via libera al progetto di legge per rilanciare il comparto edile. Il provvedimento è passato con i voti favorevoli della maggioranza, mentre l'opposizione compatta ha votato contro.

La versione definitiva del testo – che nei giorni scorsi ha subito qualche rinvio per alcune incomprensioni all'interno della maggioranza – prevede l'autorizzazione alla variazione di destinazione d'uso per demolire e ricostruire in residenziale con un bonus volumetrico.

Il passaggio è stato fortemente voluto dall'assessore al Territorio, Davide Boni, che con un emendamento ha allargato la facoltà di demolizione e ricostruzione anche agli "edifici parzialmente residenziali e a quelli non residenziali ubicati in zone a prevalente destinazione residenziale". Le nuove costruzioni dovranno essere destinate esclusivamente a residenza e potranno avere una volumetria non superiore a quella esistente. Relativamente all'altezza, la misura non potrà essere "superiore al massimo tra il valore esistente e quello ammesso dallo strumento urbanistico, e con un rapporto di copertura maggiorato fino al 25% rispetto a quanto previsto dallo strumento stesso".

Un'altra modifica al testo – particolarmente caldeggiata dai costruttori – è quella relativa alla riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica. In questo caso la nuova volumetria potrà essere ceduta in tutto o in parte ad altri operatori che si impegnino a realizzare alloggi popolari.

Un'ultima modifica riguarda la facoltà di ampliamento del 20% delle palazzine fino a 1.200 metri cubi, le classiche villette a schiera.

La legge – che entrerà in vigore il 16 settembre – consente il recupero edilizio e funzionale di edifici o porzioni di edifici ultimati entro il 31 marzo 2005 (data di entrata in vigore della legge per il Governo del territorio 12/2005), se non situati in zone destinate dagli strumenti urbanistici vigenti all'agricoltura o ad attività produttive, ed entro il 13 giugno 1980 (entrata in vigore della legge 93/80) se si tratta di aree agricole.

Per tutti gli interventi sarà necessario presentare entro 18 mesi a partire dal 16 ottobre la Dichiarazione di inizio lavori (DIA) o richiedere il permesso di costruire e osservare le norme antisismiche vigenti. Gli interventi di edilizia residenziale saranno realizzabili previa acquisizione del permesso di costruire da richiedersi entro 24 mesi, sempre dal 16 ottobre 2009.

L'insieme degli investimenti potenziali è stimato attorno ai 6 miliardi; positiva anche la ricaduta sull'indotto occupazionale, valutabile in 30mila nuovi posti di lavoro, e sul profilo energetico con un risparmio annuo attorno ai 44 milioni di euro.

15 luglio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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